Patrick Zaky

CARTA D’IDENTITÀ DI UN CASO DI GIUSTIZIA VIOLATA

Redattori: Andrea Ramanzin, Annachiara Da Re, Sofia Sossai, Angelica Benetti, Giulia Bortoluzzi, Giorgia Doro, Giorgia Malinverni

Consulenza: Iustina Iulia Mocanu 


Nome: Patrick

Cognome:  Zaki ( o Zaky)                  

In arabo:  باتريك زكي‎

Nascita: 16 giugno 1991, Mansoura, Egitto.

Patrick Zaky è uno studente e attivista nell'ambito dei diritti umani, studia presso l'Università di Bologna.



Reati di cui è accusato

Patrick Zaky è stato accusato di istigazione al rovesciamento del governo e della Costituzione.


La perquisizione e l’arresto

Le informazioni sulla perquisizione di Patrick Zaki ci sono pervenute grazie a Wael Ghally, legale che da più di 15 anni si occupa di diritti umani e che è stato tra i primi ad aver assistito il giovane alla procura di Mansoura. 

Alle 4 del mattino del 7 febbraio 2020 Patrick è stato trattenuto all'aeroporto egiziano e ha fatto a malapena in tempo ad avvisare il padre che subito è stato trasferito in una location a un’ora dall'aeroporto.                                                                                                             La testimonianza di Ghally prosegue spiegando che Zaki era in una stanza con due agenti, è stato picchiato e torturato con l’elettricità, ma non con il bastone, solo con dei fili in modo che non rimanessero segni. Ciò dimostra che i torturatori erano professionisti. In questa stanza Patrick ha subito un primo interrogatorio sulla attività di ricerca che da anni svolge con l’organizzazione l’EIPR  (Egyptian Initiative for Personal Rights).                                                                         

Successivamente, il giovane ha subito altri maltrattamenti e solo nella sera di quello stesso giorno  è stato raggiunto nella Procura di Mansoura sud da due avvocati (tra cui Ghally). Durante l’attesa Zaki ha potuto vedere, grazie alle richieste dei suoi avvocati, anche i genitori e la sorella.                                   

Nell’aula di tribunale Zaki ha trovato la Corte d’Assise civile che in Egitto giudica i casi che riguardano la sicurezza nazionale. Le accuse della procura sono molteplici: diffusione di false informazioni per minare la stabilità nazionale, incitamento a manifestazione senza permesso, tentativo di rovesciare il regime, uso dei social media per danneggiare la sicurezza nazionale, propaganda per i gruppi terroristici e uso della violenza. 

Quello che è emerso immediatamente è che le indagini sul giovane sono iniziate a settembre del 2019 quando il paese si trovava in stato di allerta a causa delle manifestazioni contro il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi. In quei mesi lo stato di polizia aveva indagato anche sui social network , visto che proprio da facebook erano state indette le proteste grazie ai video di Mohamed Ali.                       Ghally racconta che, durante l’udienza per Zaki, il giudice aveva in mano una stampa della lista di post su Facebook attribuiti a Zaki stesso , prove rivelatesi completamente inventate. Così come altre; per esempio, una perquisizione fatta il 24 settembre 2019 nella casa di famiglia di Mansoura: nel verbale c’è scritto che la polizia ha svolto una perquisizione nell’abitazione del giovane portando via numerosi effetti personali. Tutto ciò si rivela  essere falso, in quanto la famiglia di Zaki si è trasferita nel Cairo da diversi anni. Un altro punto contestato dagli avvocati di Zaki è il verbale del suo arresto, poiché c’è scritto che è stato arrestato nel quartiere di Jadyala a Mansoura (falso perché il suo fermo è avvenuto all’aeroporto). 

 Intanto il giovane fu trattenuto  nella stazione di polizia di Mansoura 2, dove scontò i primi 15 giorni di custodia cautelare. L’udienza successiva avvenne il 22 febbraio 2020.


I numerosi diritti violati

Diritti violati / Il diritto alla salute
La situazione nel carcere di Tora
Numerose le denunce di sovraffollamento, maltrattamenti e torture presso carceri come quello di Tora. Il tutto è oggi aggravato dalla diffusione del Covid-19 (vedi l'allarme lanciato da Human Rights Watch).

Diritti violati / Il reato di tortura
Una forma di violenza autorizzata
Zaky è stato ripetutamente vittima di tortura, estorsione, minaccia con interrogatorio estenuante. Viene sottoposto già dai primi giorni ad un interrogatorio «di 30 ore», bendato e ammanettato. Seguono minacce (anche di violenza sessuale), colpi allo stomaco, alla schiena e scosse elettriche. Torture che l'hanno «psicologicamente distrutto».

L’Egitto si è limitato a ratificare la Convenzione ONU contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli e degradanti, risalente al 1984. Questo documento presenta però vincoli giuridici limitati e prevede solamente la presentazione, ogni quattro anni, di un rapporto da parte dello Stato interessato. Il Protocollo opzionale del 2003, che prevede lo svolgersi di regolari visite di controllo da parte di organismi autonomi internazionali, non è stato firmato dallo Stato egiziano.


Diritti violati / La custodia cautelare e il “Tadweer”
Un piccolo excursus
La Procura suprema abusa regolarmente dei poteri speciali , trasformandosi in un “braccio armato” governativo. Contro il rinnovo della custodia cautelare è possibile fare ricorso, ma la decisione su chi debba esaminarlo – un giudice o un membro della Procura suprema – è lasciata alla discrezionalità di quest’ultimo organismo. Ciò accade poiché lo Stato egiziano vive in uno stato di eccezione che non tiene minimamente in conto alcun criterio di imparzialità e separazione dei poteri dello Stato.

Dopo i primi 150 giorni, la Procura suprema passa il testimone ai Tribunali speciali antiterrorismo, per un rinnovo di 45 giorni. La Legge anti terrorismo ha dunque un ventaglio di applicazioni amplissimo, che si presta alle deroghe.

Persino quando un giudice ordina il rilascio di un detenuto, la Procura suprema aggira la sentenza. Si parla allora di “tadweer" (=rotazione): nel corso o alla fine del periodo di detenzione preventiva il giudice dispone che un prigioniero in attesa di giudizio venga posto in libertà condizionata o rilasciato senza condizioni. Ore o giorni dopo, terminate le procedure burocratiche, il soggetto torna dentro per una nuova incriminazione.


Diritti violati / Limitazione della libertà personale
Arresti arbitrari e molto altro
Amnesty International, che ha rilanciato una petizione online firmata da migliaia di persone, sottolinea che «l'arresto arbitrario e la tortura di Patrick Zaky rappresentano un altro esempio della sistematica repressione dello Stato egiziano nei confronti di coloro che sono considerati oppositori e difensori dei diritti umani, una repressione che raggiunge livelli sempre più spudorati».


Diritti violati / Assenza di libertà di espressione/parola
I mandati “copia-incolla” e il rapporto di Freedom House
Si tratta di quella lista di mandati che vengono usati mediante un vero e proprio "copia e incolla"(accuse generiche, ripetibili sempre) e colpiscono dissidenti, attivisti, difensori dei diritti umani, ma anche avvocati, blogger e giornalisti: accusati di propaganda per il terrorismo, diffusione e pubblicazione di notizie false anche attraverso social media.
La legge del 2017 sulle Ong consente alle autorità di negare il riconoscimento delle Ong, limitarne attività e finanziamenti, indagare il loro personale per reati indefiniti. Nel 2018 sono state approvate la legge sui mezzi d’informazione e quella sui crimini informatici, che hanno esteso ulteriormente i poteri di censura sulla stampa cartacea e online e sulle emittenti radio-televisive. Sono stati bloccati almeno 513 siti web, tra cui portali informativi e di organizzazioni per i diritti umani.

Nel 2020, Freedom House (un’organizzazione che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche e diritti umani) ha dato all'Egitto un punteggio di "Diritti politici" di 7/40 e un punteggio di "Libertà civili" di 14/60, con un punteggio totale di 21/100. Lo stesso anno, Reporters Without Borders ha classificato l'Egitto al 166 ° posto nel suo annuale Indice della libertà di stampa.

Appare evidente che ci troviamo di fronte ad una palese violazione dello stato di diritto in generale, figlia di un costante stato di eccezione e della intrinseca debolezza della leadership di al-Sisi, che lo induce ad un’azione repressiva dura e intransigente.


Gli interessi economici

Fin dagli anni ’50, dopo la fine del periodo colonialista, ha sempre cercato di stabilire con i paesi del Nord Africa un rapporto sereno e collaborativo, tanto da diventare primo o secondo partner commerciale per la maggior parte di questi.

Secondo il resoconto annuale dell’Italian Trade Agency l’Italia risulterebbe per l’Egitto il 1° partner commerciale europeo.  Numeri importanti, che dipingono uno scenario di buoni scambi di prodotti e materie prime, in particolare per quanto riguarda i settori dei raffinati del petrolio e del gas, della chimica e dell’impiantistica. Proprio riguardo la questione energetica, non bisogna dimenticare che la nostra Eni possiede in Egitto alcuni dei suoi maggiori giacimenti tra i quali l’importantissimo ed enorme giacimento di gas naturale di Zohr (850 miliardi di metri cubi). A livello finanziario, l’italiana Intesa San Paolo è la principale azionista della Bank of Alexandria, la più grande banca d’Egitto.

ARMI. Negli ultimi mesi ha fatto molto discutere la notizia della vendita di armamenti all’Egitto per una commessa dal valore di circa 9 miliardi di euro. Ammonterebbe a circa 872 milioni di euro la spesa in armi dell’Egitto, il  che farebbe dell’Italia il primo partner dell’Egitto anche per la vendita di armamenti. Com’è evidente, si tratta di un rapporto commerciale regolamentato e riconosciuto. Tuttavia nel nostro ordinamento esiste la legge 185/1990 (Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento) che oltre a nominare l’UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento ) unico ente responsabile delle autorizzazioni, sancisce anche i criteri secondo i quali è possibile legittimare le aziende per l’export. Oltre a enunciare i tipi di armi che non si possono assolutamente produrre e commerciare, determina a quali paesi è vietato venderle: […] paesi in stato di conflitto armato; paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione; paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l’embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell’Unione europea; paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani.

È evidente che l’Egitto, con le sistematiche incarcerazioni, uccisioni, violazioni di diritti umani e libertà non rispetta a pieno questi criteri.

La relazione tra Italia ed Egitto non è basata solo su rapporti commerciali, ma anche su importanti rapporti ed equilibri diplomatici. L’Italia, anche da un punto di vista geografico, è come un ponte naturale tra l’Europa e i paesi che si trovano al sud del Mediterraneo di cui, si è visto, è tra i primi partner commerciali. L’atteggiamento politico nei confronti dei Paesi nordafricani è sempre stato amichevole in quanto utile per la cooperazione in materia di sicurezza e nell’affrontare situazioni di emergenza, nonostante le preoccupazioni e le critiche sulle violazioni dei diritti umani da parte dei regimi di questi Stati. La stessa opinione pubblica italiana non si è mai mobilitata per mettere in luce queste contraddizioni, che un paese europeo non può accettare. Il caso Regeni ha rappresentato una svolta: è la prima volta che i cittadini hanno avuto un ruolo significativo e attivo nel chiedere di cambiare atteggiamento verso uno stato come l’Egitto che viola i più elementari diritti umani. 

Ma l’Italia non vuole rinunciare al rapporto con l’Egitto,  un Paese che è ormai in primo piano nella scena internazionale: ha un’influenza enorme nel conflitto in Libia, rapporti importanti con Russia, Stati Uniti, Cina e in Europa con la Francia.

Prima di al-Sisi, il presidente dell’Egitto era Mohamed Morsi. Né Morsi né al-Sisi hanno mai messo in dubbio l’importanza dell’Italia come partner economico e politico per il Cairo. 

L’Egitto per crescere ha bisogno di appoggiarsi ad altri paesi e lo fa con la compravendita di armi e le risorse energetiche.  Se l’Italia blocca il suo interscambio  con l’Egitto, questo continuerà a comprare sempre più dalla Francia, e il nostro paese non ha nessuna intenzione di cedere il suo primato. Inoltre, al-Sisi piace agli Stati Uniti, all’Arabia Saudita e a Israele. Questo permette all’Italia di avere un trampolino di lancio nella scena politica internazionale. Per questi motivi ha interesse a garantire la stabilità di questo governo, nonostante Regeni e Zaki siano vittime innocenti del suo potere autoritario.


TIMELINE degli eventi principali del caso:


Fonti: 

https://inchiostro.unipv.it/egitto-i-conti-della-serva-italia/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/09/patrick-george-zaki-parla-lavvocato-picchiato-e-torturato-con-i-cavi-elettrici-prove-e-verbali-su-completamente-falsi-il-suo-caso-non-sia-dimenticato/5701045/

https://www.lastampa.it/esteri/2020/02/12/news/i-genitori-di-patrick-torturato-per-30-ore-chiedevano-dei-suoi-legami-con-l-italia-e-regeni-1.38459304

https://www.amnesty.it/appelli/liberta-per-patrick/

https://it.wikipedia.org/wiki/Diritti_umani_in_Egitto#:~:text=Nel%202020%2C%20Freedom%20House%20ha,punteggio%20totale%20di%2021%2F100


  • Il 16 giugno 2021 Patrick Zaki ha compiuto 30 anni, ancora recluso nelle carceri egiziane. Ma l’Italia e Bologna non lo dimenticano. Riportiamo la lettera del rettore dell’Università di Bologna:

    Caro Patrick,

    ti scrivo questo messaggio che sento di poterti rivolgere a nome della nostra intera comunità. Numerosi sono gli eventi, a Bologna e in tutto il nostro Paese, che in questi giorni vogliono tenere alta l’attenzione sul tuo stato di ingiusta prigionia e privazione di quel bene inalienabile che è la libertà. L’incessante mobilitazione, come spero tu sappia, non può certo dirsi legata all’odierna contingenza del tuo compleanno: dal 7 febbraio 2020 nessuno di noi ha mai smesso di sperare, neppure per un giorno, nella tua liberazione, e di pensare a te con empatia, senso di vicinanza e trepidante attesa di una svolta positiva. Essere con te anche oggi, e ricordare che giungi al traguardo dei tuoi trent’anni, è cionondimeno importante perché ci consente di pensarti non solo come studente, come risoluto sostenitore della libertà del pensiero critico, ingiustamente detenuto nel mancato rispetto dei diritti umani, ma anche e soprattutto come uomo, accompagnato e sostenuto, sino a un anno e mezzo fa, come tutte e tutti noi, da speranze, progetti, aspettative, sogni. Il fatto che sia stato sospeso con inaudita violenza e inaccettabile sopraffazione il corso della tua vitale energia e della tua crescita è quanto ci fa più male. Ma è anche quello che ci spinge a continuare, con immutata tenacia, la battaglia per la tua liberazione: la nostra voce continuerà a farsi sentire fino a che non ti sapremo di nuovo accolto nella nostra comunità e in grado di abitare la speranza nel futuro.

    Un forte abbraccio da tutte e tutti noi

    Francesco Ubertini

11 gennaio 2021, la città di Bologna conferisce a Zaki la cittadinanza onoraria.

1 febbraio 2021 viene annunciato un altro rinnovo di 45 giorni della carcerazione preventiva.

Si susseguono continui rinvii del dibattimento fino a settembre 2021: nel frattempo Zaki resta in carcere

23 agosto 2021, gli vengono inflitti ulteriori 45 giorni di custodia cautelare in carcere

Dopo 19 mesi di custodia cautelare, viene finalmente fissato il processo.

Il processo inizia a Mansura: Amnesty International fa sapere che lo studente egiziano rischia cinque anni di carcere

La nuova accusa è di "diffusione di notizie false all'interno e all'esterno del Paese" in riferimento ad alcune frasi scritte sui social media a sostegno della minoranza copta, cui Zaki appartiene

14 settembre 2021 si tiene la prima udienza presso il tribunale di Mansura: nessun risultato; Zaki rimane in carcere e il processo viene rinviato.

28 settembre 2021, seconda udienza, stesso esito

7 dicembre 2021 si svolge la terza udienza: viene disposta la scarcerazione di Zaki, che però non viene assolto.

La successiva udienza viene fissata per il 1º febbraio 2022, ma inizia un ciclo continuo di rinvii:  l'udienza viene spostata al 6 aprile 2022, poi al 21 giugno, al 27 settembre, al 29 novembre e direttamente al 2023.

28 febbraio 2023, si tiene la nona udienza. Anche questa si conclude senza alcun risultato: i giudici spostano ancora una volta la data della sentenza al 9 maggio 2023

9 maggio 2023: all’udienza il giudice titolare non si presenta in aula, incaricando un sostituto di fissare un nuovo rinvio

5 luglio 2023, Zaki ha conseguito la laurea a distanza: la sua tesi sui media, il giornalismo e l'impegno pubblico è stata valutata 110 e lode

18 luglio 2023, all’udienza finale del processo, Zaki viene condannato a tre anni

19 luglio 2023: Zaki viene graziato dal governo egiziano. Zaki è finalmente libero e può uscire dall’Egitto.

 "Ho usato lo studio come forma di resistenza", ha detto Zaki dopo la cerimonia di laurea, sottolineando ancora una volta che non vedeva l'ora di essere a Bologna per ringraziare di persona tutti coloro che lo hanno sostenuto nella sua resistenza. Ora lo poteva fare. Pochi giorni dopo l’ha fatto.

Qualcuno ha interpretato la grazia concessa a Zaki come la moneta di scambio concessa all’Italia affinché la sua magistratura non insista nel voler processare gli assassini di Giulio Regeni. Ma il 20 febbraio 2024, otto anni dopo il sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni, il processo si è aperto a Roma davanti alla Prima Corte d’Assise.

Zaki e Regeni: un’unica battaglia per la giustizia.


Altri contenuti:

Lettera-dei-genitori-di-Zaky

Concorso “Free Patrick Zaki, prisoner of conscience”

Carcere di Tora